domingo, 9 de mayo de 2010
Solo i giocatori possono salvare la nazionale argentina
A poco più di un mese dal suo debutto nella Coppa del Mondo, la sensazione che trasmette l’entourage della nazionale argentina è che solamente i suoi giocatori, molti dei quali considerati tra i migliori al mondo, possano salvarla dal tremendo caos organizzativo in cui sta vivendo, specialmente da quando la guida tecnica è stata affidata a Diego Maradona, alla fine del 2008.
Appare strano che chiedendo delucidazioni a qualsiasi dirigente dell’AFA riguardo agli ultimi preparativi in vista del Sudafrica la risposta sia un maiuscolo punto interrogativo e che, a questo punto, una potenza mondiale del calcio come l’Argentina si metta a cercare un avversario per un’amichevole per rimpiazzare, a quanto pare, quella appena saltata contro una selezione locale negli Emirati Arabi.
Attorno a questa partita, fissata per il 29 maggio come ultima tappa prima del trasferimento a Pretoria, è calato da subito un alone di mistero e confusione. Tutto ha avuto inizio a Madrid durante la permanenza della Selección argentina per l’amichevole contro la Spagna (persa 2 a 1 al Vicente Calderón), quando un tale Víctor Vicente Bravo, a nome della strana compagnia “Dalport Inversiones”, si era avvicinato a Maradona e gli aveva offerto di organizzare questa partita del 29 maggio.
Alcune versioni indicano che Maradona aveva interessi personali per questa partita e persino che si sarebbe intascato parte del cachet, sebbene altri smentiscano questa ipotesi categoricamente, tuttavia la confusione è stata tale che lo stesso presidente del AFA e vicepresidente della FIFA, Julio Grondona, è arrivato a convocare l’ex moglie del Pibe de Oro, Claudia Villafañe, ora sua rappresentante, per rimproverarle questo contatto, visto che una volta scaduto il termine per depositare un anticipo vicino ai 500.000 dollari, della somma pattuita ancora non vi era traccia.
Dinnanzi alla smentita della rappresentante dimostratasi ignara della questione e di fronte alla mancanza di risposte l’AFA ha iniziato a valutare la necessità di cercare altri rivali possibili per la nazionale argentina, con l’inconveniente che di trovarsi alle porte del Mondiale e che la partita contro gli Emirati avrebbe voluto dire risparmiare molto di quel denaro che la FIFA paga alle nazionali partecipanti per i trasferimenti.
Ma il caos che circonda la Selección argentina non si ferma a questo. Da una parte, le istituzioni cercano di mascherare la mediocre amichevole del 24 maggio contro il debole Canada allo stadio Monumental di Núñez a Buenos Aires, come se fosse una grande festa di partenza e per la quale Maradona, nonostante ciò, dovrà proporre la miglior squadra possibile per un’espressa richiesta del governo, il quale ha incluso la partita nei festeggiamenti per il Bicentenario del Paese che si compie esattamente il giorno successivo.
Dall’altro, le dure dichiarazioni di Maradona nel contesto di un’altra strana partita giocata presso la città operaia di Cutral Có, nella provincia di Neuquén in Patagonia, utilizzando unicamente giocatori del campionato locale (e la maggior parte di essi non andrà al Mondiale) contro la debole selezione di Haití a beneficio (presunto) delle vittime di questo Paese e con uno stadio non del tutto pieno, hanno fatto molto infuriare Grondona, il quale si scontra con Maradona sin dai primi giorni in cui gli ha affidato l’incarico.
Maradona da par suo ha criticato molto Grondona per l’annullamento della partita negli Emirati Arabi e ha aggiunto che sarebbe stata “l’unica volta” in cui avrebbe accettato che viaggiassero quaranta ultras sul charter della squadra, su suggerimento del presidente del AFA.
Non molte ore dopo, il primogenito di Grondona, Humberto, responsabile del settore giovanile del AFA e “lingua lunga” mica da ridere, era già saltato su a difendere il padre e a polemizzare con Maradona, così come sta facendo puntualmente da quando è stato escluso dallo staff tecnico della nazionale per il Mondiale come ripicca per il veto posto sull’ex difensore campione del mondo nel 1986, Oscar Ruggeri, per il ruolo di collaboratore tecnico.
Humberto Grondona, che ha avuto grigi esperienze in club peruviani, messicani e brasiliani, è convinto che Maradona debba a lui il fatto di essere stato designato, visto che al momento della rinuncia di Alfio Basile alla fine del 2008 il presidente del AFA aveva deciso di offrire l’incarico all’allenatore preferito dal pubblico, Carlos Bianchi, mentre sia Humberto che suo fratello Julio (presidente dell’Arsenal di Buenos Aires) si erano spesi a favore di Maradona spingendo il padre a fare un passo indietro e a convocare il “Dieci”. Ciononostante, quest’ultimo con il passare dei giorni ha fatto sapere che se Ruggeri non fosse stato accettato come aiutante, allora nemmeno Humberto Grondona avrebbe potuto far parte dello staff tecnico.
In questo stato di guerra, in questo gioco del tutti contro tutti non si è ancora menzionato il manager, Carlos Bilardo, in conflitto da un anno e mezzo con Grondona perché voleva succedergli alla guida del AFA senza però ricevere l’appoggio auspicato e poi, una volta riconciliatosi col presidente, con Maradona per non aver sostenuto la candidatura del suo ex giocatore Ruggeri.
Al colmo dei colmi si è giunti nell’ultima partita delle qualificazioni, quando la squadra argentina stava difendendo disperatamente il trionfo per 0-1 di fronte all’Uruguay a Montevideo e Bilardo, incappucciato e quasi in incognito, dava indicazioni ai giocatori dalla linea che separa il campo di gioco mentre Maradona gridava ai suoi giocatori di non ascoltare quello che diceva Bilardo.
A meno di quaranta giorni dal Mondiale, non si sa ancora se la Selección giocherà un amichevole in più, contro chi, dove e quando.
La sensazione è che solo i grandi giocatori che possiede possano salvare questa caotica nazionale, la quale sembra avere più nemici al suo interno che eventuali avversari.
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